Gloria dell’assente
« La Sistina dovrebbe stare in una particolare chiesa di Piacenza, non in senso storico-antiquario, ma secondo la sua essenza di immagine. In conformità a questa essenza, l'immagine sempre esigerà di essere in quel luogo. »
Martin Heidegger
Questa sentenza di Heidegger chiede di essere pensata autenticamente «non in senso storico-antiquario». Si scoprirà così, forse, che nel quarto di millennio trascorso nell'estraniazione della sua essenza, il celebre capolavoro raffaellesco, la cosiddetta Madonna Sistina, ha aperto intorno a sé un «luogo» incomparabilmente più ampio e profondo, che continua a definirsi mediante lo stesso «apparire nascondente mediante dell'avvento dell'Uomo Dio». Giungendo per questa via a essere l'immagine che, più di ogni altra, raccoglie intorno a sé la venerazione delle tre grandi confessioni cristiane, e delle culture da esse generatesi. Uno studio-resoconto su un'opera davvero singolare condotto da otto studiosi e un artista di Piacenza che, partendo dalla sua cessione ad Augusto III re di Polonia nel 1754, ripercorrono la straordinaria fortuna del quadro nello «spazio-gioco-tempo» dello spirito europeo degli ultimi duecentocinquant'anni.
A cura di Eugenio Gazzola e Fabio Milana
Interventi di Antonio Brighi, Andrea Sartori, Maria Enrica D'Agostini, Stefano Mistura, Alessandro Lanzoni, Roberto Tagliaferri, William Xerra, Eugenio Gazzola, Fabio Milana.
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